Il racconto delle radici in Verrà il vento e ti parlerà di me

Redazione
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Il vento non porta solo pioggia o polvere, ma custodisce storie, segreti, parole sussurrate da chi è passato prima di noi. In Verrà il vento e ti parlerà di me, Francesca Barra costruisce un racconto che si insinua tra le pieghe della memoria familiare, tra i vicoli di una terra aspra e bellissima, la Basilicata, tra il desiderio di fuga e il richiamo irresistibile delle radici. È un romanzo di trasmissione, di legami mai spezzati, di una cultura che non è soltanto un retaggio, ma una presenza viva, capace di influenzare il destino di chi la riceve.

Il fulcro della narrazione è l’incontro tra due generazioni: da un lato Teresa, donna di un tempo passato, testimone di una civiltà rurale fatta di gesti semplici e di una resistenza silenziosa; dall’altro Caterina, giovane donna che ha cercato altrove il proprio futuro, convinta che il progresso si trovi nel distacco, nell’abbandono del mondo antico e delle sue consuetudini. Eppure, il ritorno a casa, la presenza della nonna, le parole che il vento le restituisce, insinuano in lei il dubbio che forse il vero viaggio non sia la fuga, ma la riscoperta di ciò che sembrava essere stato lasciato indietro.

Francesca Barra scrive con un’intensità che non ha bisogno di artifici retorici, ma si nutre della forza della tradizione orale, del linguaggio delle nonne che parlano con gli occhi mentre impastano il pane, delle voci che risuonano nei vicoli dei paesi lucani, dove la vita si è sempre svolta tra il sacrificio e la fierezza di appartenere a una terra difficile, ma profondamente materna. La cucina, elemento ricorrente del romanzo, non è soltanto nutrimento fisico, ma un codice affettivo, un’eredità che passa attraverso le mani prima ancora che attraverso le parole. Le ricette che Teresa tramanda a Caterina non sono meri procedimenti culinari, ma frammenti di un sapere antico, simboli di un’identità che resiste anche quando sembra destinata a scomparire.

L’intero romanzo si muove in questo spazio di tensione tra passato e presente, tra modernità e tradizione. La Basilicata, con i suoi paesaggi di pietra e vento, non è solo un’ambientazione, ma un personaggio a tutti gli effetti: è un’entità viva, che chiama a sé chi l’ha lasciata, che impone di fare i conti con le proprie radici, che offre risposte a chi è disposto ad ascoltarla. Barra riesce a restituire la sua terra con una scrittura evocativa e densa di immagini, in cui la natura si fa specchio dell’anima, in cui il vento non è un semplice fenomeno atmosferico, ma un messaggero che scompiglia i pensieri e riporta alla luce ciò che sembrava sepolto.

La storia di Caterina non è solo una vicenda personale, ma una narrazione che appartiene a molti, a tutti coloro che si sono sentiti divisi tra il desiderio di andare via e il bisogno di appartenere, tra il rifiuto delle proprie origini e la nostalgia per ciò che si è lasciato. Nel dialogo tra le due protagoniste si riflette la storia di un intero Paese, di un’Italia in cui il progresso ha spesso significato sradicamento, in cui la modernità ha rischiato di cancellare il valore della memoria.

Verrà il vento e ti parlerà di me è un romanzo che invita a rallentare, ad ascoltare, a lasciarsi attraversare dalle storie di chi è venuto prima di noi. È una riflessione sulla continuità, sulla forza delle tradizioni che non soffocano ma nutrono, sull’importanza di custodire ciò che siamo stati per poter comprendere chi saremo. Barra riesce a raccontare tutto questo con un’intensità che non è mai didascalica, con una scrittura che avvolge e coinvolge, lasciando nel lettore la sensazione di aver ricevuto un racconto antico, di quelli che solo il vento sa portare con sé.

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