C’è un che di biblico, di primordialmente inquietante, nell’idea di uno zoo. Un’Arca di Noè in miniatura, dove la convivenza forzata tra specie diverse (e tra specie e uomo) oscilla tra l’armonia artificiale e il potenziale esplosivo. Joël Dicker, maestro del thriller psicologico, sembra aver colto appieno questa ambivalenza nel suo nuovo romanzo, “La catastrofica visita allo zoo” (traduzione di Milena Zemira Ciccimarra), in uscita il 17 marzo 2025.
Dimenticate le Alpi svizzere e i misteri dell’alta società. Questa volta, Dicker ci catapulta in una piccola città, in un microcosmo dove le dinamiche sociali sono tanto intricate quanto quelle tra i leoni e le gazzelle rinchiuse nello zoo locale. E, proprio come in una gabbia, le tensioni represse sono destinate a esplodere.
Il pretesto narrativo è, come suggerisce il titolo, una gita scolastica finita in tragedia. Ma non aspettatevi un semplice resoconto di un incidente. Dicker, con la sua abilità nel tessere trame complesse, trasforma un evento apparentemente circoscritto in un detonatore di segreti e verità nascoste. La narrazione si dipana su due piani temporali: il presente, in cui una Joséphine adulta, testimone oculare della “catastrofe”, decide di rivelare la verità in un libro, e il passato, quel fatidico venerdì di dicembre, quando la sua innocenza infantile si scontrò con una realtà ben più oscura di quanto gli adulti volessero far credere.
L’abstract promette un romanzo “divertente e a tratti commovente”, un’affermazione che potrebbe sorprendere considerando il genere prediletto da Dicker. Ma è proprio qui che risiede l’originalità dell’opera. L’autore non si limita a costruire un thriller politico (il libro è il più venduto in questa categoria), ma scava nell’animo umano, esplorando temi universali come la democrazia, l’inclusione e il complesso rapporto tra genitori e insegnanti.
La “catastrofe” allo zoo diventa, quindi, una metafora potente. È lo specchio deformante che riflette le ipocrisie, le paure e le ambiguità della società. Cosa è successo davvero quel giorno? Chi sono i veri “animali” in questa storia? Le domande si moltiplicano, pagina dopo pagina, in un crescendo di suspense che ricorda i migliori romanzi di Dicker.
Ma c’è di più. L’autore stesso, in un’intervista a “La Lettura”, definisce questo libro come un’opera che, pur non essendo un giallo in senso stretto, conserva il “patrimonio genetico” dei suoi precedenti lavori. Un’affermazione intrigante, che suggerisce un’evoluzione nello stile di Dicker, una volontà di sperimentare pur mantenendo salde le radici nel genere che lo ha consacrato.
“La catastrofica visita allo zoo” non è solo un thriller, è un’indagine sulla natura umana, un’esplorazione delle dinamiche di potere e delle fragilità che si celano dietro la facciata della normalità. È un libro che ci invita a guardare oltre le sbarre, a interrogarci su chi siamo veramente, sia come individui che come società.
E, forse, a chiederci se la vera gabbia non sia quella che ci costruiamo intorno, fatta di pregiudizi, silenzi e verità taciute. Un libro che, come suggerisce la citazione iniziale dell’abstract, risuonerà a lungo nella memoria del lettore, ben oltre l’ultima pagina. Un libro che, usando le parole dell’autore stesso nella introduzione, ci invita a comprendere come “una catastrofe non arriva mai da sola.” Ma non solo: ci mostra anche come la ricerca della verità possa essere un viaggio tortuoso, pieno di insidie e rivelazioni inaspettate. Un viaggio che, alla fine, ci conduce non solo alla soluzione del mistero, ma anche a una più profonda comprensione di noi stessi. Una lettura obbligata per gli amanti di Dicker e non.