Con 1Q84, Haruki Murakami compone un’opera monumentale, un labirinto narrativo in cui le coordinate del reale si deformano, dando vita a un mondo ambiguo, sospeso tra onirico e distopico. Il titolo stesso, alludendo a 1984 di Orwell, lascia presagire un universo in cui il controllo e la manipolazione della realtà sono centrali, ma Murakami declina questa suggestione in una chiave più intima, avvolta da una persistente dimensione metafisica.
La storia segue due protagonisti le cui esistenze, pur procedendo su binari distinti, sembrano destinate a convergere: Aomame, un’istruttrice di ginnastica con una missione segreta, e Tengo, un insegnante di matematica e aspirante scrittore. Entrambi, senza rendersene immediatamente conto, scivolano in un mondo alternativo che si sovrappone alla realtà conosciuta, un 1984 trasfigurato in “1Q84”, dove una seconda luna pende nel cielo e misteriose “piccole persone” operano nell’ombra. Il romanzo si sviluppa attraverso una narrazione stratificata, giocando con le simmetrie e le ripetizioni, tipiche della scrittura murakamiana, e immergendo il lettore in un crescendo di inquietudine e fascinazione.
Murakami esplora qui i suoi temi prediletti: la solitudine, l’amore come forza assoluta e ineluttabile, la permeabilità tra il sogno e la veglia, la memoria e la sua instabilità. La realtà di 1Q84 non è un universo alternativo statico, ma una sovrastruttura impalpabile che i personaggi abitano senza mai possederne del tutto le chiavi. Il romanzo dentro il romanzo, La crisalide d’aria, diventa un dispositivo narrativo che amplifica l’ambiguità del testo e alimenta la tensione fra verità e finzione, come se la narrazione stessa potesse alterare il mondo che descrive.
Uno degli elementi più affascinanti del romanzo è la costruzione di un’atmosfera sospesa, quasi ipnotica, ottenuta attraverso una scrittura rarefatta e iterativa, dove ogni dettaglio sembra portatore di un significato ulteriore. Murakami non teme la lentezza, né l’accumulo di descrizioni minuziose, rendendo l’esperienza di lettura un’immersione totale in un universo dove il tempo scorre con una logica propria.
L’ambizione di 1Q84 è evidente non solo nella mole del romanzo, ma anche nella sua struttura, che si scompone e ricompone in un gioco di specchi. Tuttavia, questa stessa costruzione ciclica e ossessiva, se da un lato contribuisce al fascino ipnotico dell’opera, dall’altro può risultare eccessivamente dilatata, con passaggi che sembrano indugiare più del necessario su dettagli marginali. È il prezzo da pagare per entrare nel ritmo di Murakami, il cui stile si nutre di ripetizioni rituali e digressioni che, come in una sinfonia, preparano l’orecchio ai momenti di rivelazione.
Se 1Q84 è, per alcuni, il capolavoro definitivo di Murakami, per altri è un’opera che si smarrisce nella sua stessa grandiosità, che avanza con il passo lento di un sogno troppo lungo. Ciò che è certo è che il romanzo rappresenta una delle vette più ambiziose della sua produzione, un’esperienza letteraria che, nella sua mescolanza di noir, distopia e realismo magico, travolge il lettore e lo lascia sospeso tra il senso di meraviglia e il perturbante enigma dell’universo murakamiano.